LA BATTAGLIA DI THERESA KACHINDAMOTO CONTRO I MATRIMONI PRECOCI IN MALAWI...




Dal 2003 la donna è a capo di un villaggio e negli ultimi tre anni ha messo fine a 850 matrimoni fra bambini e ha vietato tutte le pratiche di iniziazione sessuale




Tredici  anni fa, Theresa Kachindamoto non avrebbe mai potuto immaginare di lasciare il suo lavoro come segretaria in una scuola della città di Zomba, nella parte meridionale del Malawi, in Africa Orientale. Soprattutto, non avrebbe mai pensato di rivestire il ruolo di capo di alto livello di un villaggio di 100mila abitanti. 
Per ventisette anni, Theresa aveva trascorso una vita tranquilla nella cittadina di Monkey Bay con i suoi cinque figli e il marito, in un'abitazione circondata da montagne rocciose non lontano dal lago Malawi. 
Tuttavia, la discendenza da una famiglia di capi-villaggio, tradizionali figure autoritarie nel Malawi, non poteva non influire sulla sua vita e sulle sue decisioni future.
Nel 2003, la donna venne infatti richiamata nella sua città d'origine, nel distretto di Dedza, perché era stata scelta come capo di alto livello. La scelta era ricaduta su di lei in virtù della sua discendenza, anche se la motivazione ufficiale fu "perché era buona con la gente". Un ruolo che doveva ricoprire senza alcuna possibilità di replica, "che le piacesse o meno". 
Il giorno della sua investitura ufficiale, Theresa indossò le perle tradizionali, la toga rossa e una fascia di leopardo al braccio e iniziò la sua visita come nuovo capo del villaggio nelle case di paglia ed erba, per incontrare la sua gente.
Rimase scioccata quando si rese conto che le ragazze di età inferiore ai 12 anni, che l'avevano salutata festanti fra i filari di muri di fango, stringevano fra le braccia i loro bambini e presentavano i loro mariti adolescenti. 
Furono proprio questi incontri a spingere la donna a imporre un divieto sui matrimoni fra minori, sollecitando gli abitanti del villaggio a rinunciare a quelle pratiche. "Ho detto loro, che vi piaccia o no, voglio che questi matrimoni finiscano per sempre". 
Negli ultimi tre anni, Theresa è riuscita a porre fine a 850 matrimoni fra bambini, ossia una media di 330 matrimoni all'anno, e ha imposto il divieto alle giovani donne di sottoporsi a pratiche di iniziazione sessuale. 
(Qui sotto alcune ragazze di una scuola di Dedza partecipano a dei corsi di autodifesa per fermare abusi sessuali)

Una recente indagine delle Nazioni Unite ha rilevato che più della metà delle ragazze del Malawi ha contratto un matrimonio prima dei 18 anni, mentre il Malawi si è posizionato all'ottavo posto su venti paesi presi in esame per il più alto tasso di matrimoni fra minori in tutto il mondo. 
Nel 2015 il parlamento del Malawi ha approvato una legge che vieta il matrimonio prima dei 18 anni, ma in base al diritto consuetudinario delle autorità tradizionali i bambini del Malawi possono ancora sposarsi con il consenso dei genitori. 
Sull'indice di sviluppo umano, il Malawi oltre ad essere considerato come uno dei paesi più poveri del mondo, è anche uno dei luoghi con il maggior numero di spose bambine. Un fenomeno piuttosto diffuso nelle zone rurali, dove le famiglie spingono le bambine a uscire di casa e sposarsi, alleviando così il peso economico. 
Non sono serviti a granché gli appelli e le campagne di sensibilizzazione promosse nei piccoli villaggi del distretto di Dedza, che ha visto impegnarsi alcuni gruppi in difesa dei diritti umani. "La maggior parte di loro ritengono che sia meglio dare in spose le proprie figlie giovanissime, perché non possono permettersi di mantenerle", ha raccontato una delle volontarie.
"Vediamo un sacco di complicazioni come le nascite con taglio cesareo. I corpi di queste bambine sono troppo piccoli per dare alla luce un neonato". 
(Le ragazze di Dedza cominciano a prendere atto delle conseguenze che derivano da abusi e molestie sessuali)

Al di fuori della giurisdizione controllata da Theresa Kachindamoto, negli altri villaggi del Malawi vige la legge della consuetudine e delle tradizioni radicate, dove nemmeno i capi e la polizia possono intervenire e ridimensionare la portata di queste pratiche tollerate dalla comunità.
Nella maggior parte dei casi, le ragazze vengono inviate nei cosiddetti campi di "kusasa fumbi", ossia campi di iniziazione sessuale dove alle giovani donne viene insegnato "come piacere agli uomini" eseguendo danze eccitanti e mimando atti sessuali. Alcune di loro ritornano intatte e allora le famiglie le affidano a uomini sconosciuti, affinché perdano la loro verginità o a potenziali mariti che possano sposarle. 
Negli ultimi tre anni, Kachindamoto ha messo al bando questi rituali e queste pratiche sessuali, ma non sempre ha ricevuto ampi consensi da parte degli abitanti del villaggio. "Ho detto agli altri capi di fermare queste oscenità, ma non tutti sono d'accordo. Anzi, persiste ancora la convinzione popolare che gli uomini malati possano curarsi facendo sesso con le vergini". 
(Qui sotto una giovane donna con i suoi bambini)

Anche numerose famiglie del villaggio controllato da Kachindamoto si sono rifiutate di accogliere i suoi appelli, accusando la donna di non avere alcun diritto di rovesciare la tradizione.
Rendendosi conto di non poter cambiare la mentalità profondamente radicata nelle famiglie, Kachindamoto ha messo in atto un'altra strategia: ha cambiato direttamente la legge. Ha fatto in modo che 50 sotto-capi firmassero un accordo per abolire il matrimonio precoce in base al diritto consuetudinario. 
Ma non è stato semplice. La donna è stata più volte minacciata di morte, ma non si è fermata davanti a nessun ostacolo. 
Quando ha saputo che i matrimoni fra bambini erano ancora diffusi in alcune aree, ha fatto sospendere i quattro capi responsabili dei villaggi, ha imposto loro di vietare questa pratica, ha inviato degli ispettori affinché verificassero che le disposizioni fossero state applicate e ha così ripristinato la loro autorità. 
La donna ha poi riunito i membri della comunità, il clero, i comitati locali e le associazioni di beneficenza per approvare un decreto legge che vietava il matrimonio precoce in base alla legge civile. "Non è stato affatto semplice, ma ora la gente sembra stia capendo", ha sottolineato Kachindamoto, scrollando le spalle e ribadendo l'importanza della legge. 
"Non m'interessa quale sia la reazione della gente. Possiamo parlarne all'infinito, ma queste ragazze salvate da un matrimonio precoce torneranno a scuola". 
Kachindamoto ha chiesto al parlamento del Malawi di aumentare l'età minima per il matrimonio da 18 a 21 anni. "Se sono educate e istruite, queste bambine possono essere ciò che vorranno. Che piaccia o no, non dovranno più tornare alla loro vecchia vita. Sono io il capo che decide del loro futuro. E lo sarò fino alla morte". 
(Qui sotto alcune bambine del villaggio di Dedza)

(The Post Internazionale)

Commenti

annamariarb ha detto…
Una sola parola a Theresa Kachindamoto: grazie.

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