La storia siamo noi.... Anna Politkovskaja - Una donna sola






25 giugno 2009: annullando quattro assoluzioni, i giudici della Corte Suprema russa riaprono dopo quattro mesi il processo per l'omicidio della giornalista uccisa a Mosca nell'ottobre 2006: i responsabili potrebbero finalmente avere un nome.

Il processo per l'assassinio della giornalista Anna Politkovskaja, uccisa a Mosca nel 2006, si chiude il 19 febbraio 2009 con quattro assoluzioni. Il verdetto e la scarcerazione degli imputati hanno sollevato un coro d'indignazione in tutto il mondo: i responsabili dell'omicidio restano ancora senza nome, ma su iniziativa di un giudice l'inchiesta è riaperta e i fascicoli sono rinviati dalla corte militare al comitato investigativo della procura di Mosca.




APPROFONDIMENTO




La verità piange in Russia e in Cecenia due nuove vittime il 19 gennaio 2009, quando sono uccisi a Mosca l'avvocato Stanislav Markelov e Anastasia Baburova, giornalista di Novaja Gazeta come Anna Politkovskaja, sulla cui morte non è ancora stata fatta giustizia.

All'apertura del processo, un primo segnale incoraggiante: la corte moscovita aveva respinto le richieste dei procuratori, accogliendo le istanze dei familiari della vittima, e decidendo che il dibattimento si sarebbe svolto a porte aperte. Ma l'inaspettata decisione dei giudici cambia radicalmente lo sviluppo del dibattimento: il tribunale militare di Mosca, per timore dei giurati, chiude le porte dell'aula al pubblico e alla stampa e una nuova ombra incombe sulla verità.

Il 7 ottobre del 2008, nel secondo anniversario dell'assassinio di Anna Politkovskaja, il figlio Ilya Politkovskiaveva dato l'annuncio nella sede di "Reporters senza frontiere", che il processo sarebbe stato trasferito davanti a un tribunale militare e si sarebbe potuto svolgere a porte chiuse. Si è trattato di un duro colpo per i familiari della vittima e tutti coloro che ancora attendono giustizia per la morte della della giornalista russa.

Il killer della giornalista russa Anna Politkovskaya "si nasconde in Europa occidentale", aveva dichiarato qualche tempo fa il capo della Commissione d'indagine della Procura russa Aleksandr Bastyrkin. "Sappiamo anche in quale Paese", ha aggiunto il capo-inquirente, senza dare ulteriori dettagli. Lo riferisce l'agenzia RiaNovosti.

In base all'indagine preliminare, l'esecutore diretto dell'omicidio della giornalista di 'Obshaja Gazeta' è RustamMakhmudov, di origine cecena. Politkovskaya fu uccisa il 7 ottobre 2006 nell'ingresso del condominio moscovita in cui abitava. Su Makhmudov pende un mandato d'arresto internazionale. Altri tre uomini sono stati incriminati lo scorso 18 giugno: due fratelli di Rustam e un ex ufficiale di polizia, Sergei Khadzhikurbanov.

Anna Politkovskaja era la giornalista russa, esperta di diritti civili, più amata e più conosciuta all'estero che aveva firmato più di 2000 articoli sulla guerra in Cecenia, sulla tragedia della Dubrovka e su quella di Beslan.

L'hanno uccisa a colpi di pistola alle 17 del 7 ottobre 2006: per molti, insieme a lei, è morta la speranza che la Russia possa liberarsi dai fantasmi del passato e diventare una grande democrazia rispettosa dei diritti umani.

"Uccisa l'ultima voce libera", hanno commentato molti. "Morta l'ultima espressione della libertà di stampa". Ed ora gli attivisti per i diritti umani e tutti coloro che in vario modo cercano di approfondire l'intricata realtà della Russia sempre meno libera, e la sua politica nel Caucaso, si sentono colpiti duramente e privati di una voce diventata un punto fermo.

Il 7 ottobre del 2006 Anna stava tornando nella sua abitazione dopo essersi recata al supermercato del suo quartiere. Parcheggiata la macchina vicino allo stabile e ritirate dal bagagliaio le prime buste della spesa, si dirige verso il portone di casa ed entra nell'ascensore, senza sapere di essere seguita. Sale al settimo piano, entra nel suo appartamento, posa la spesa ed esce nuovamente per recarsi nuovamente verso la macchina dove avrebbe dovuto ritirare i rimanenti pacchi della spesa. Il killer, ancora sconosciuto, l'aspettava al piano terra, proprio di fronte all'ascensore: quando le porte si aprono, l'uomo esplode contro di lei quattro colpi di pistola in rapida successione; poi si avvicina ancora e le spara il colpo di grazia alla nuca e si dilegua.

L'ex marito di Anna racconta a La Storia Siamo Noi: "Ero a casa tranquillo quando mi è arrivata una chiamata dalla stazione radio l'Eco di Mosca. Una giornalista a bruciapelo mi ha chiesto: "ha saputo quello che è successo a sua moglie' L'hanno ammazzata".

Immediatamente dopo la notizia dell'uccisione della giornalista russa, un grande cordoglio nazionale si scatena a Mosca: 40 giorni di lutto, tanti quanti ne servono, secondo la tradizione ortodossa perché l'anima del defunto abbandoni la terra e salga in cielo. E' per questo che davanti casa di Anna e sulla sua scrivania le candele sono rimaste sempre accese e non sono mai mancati i fiori. A mandarli sono stati, soprattutto, i suoi lettori, gli stessi che hanno affollato il cimitero per portarle un ultimo saluto. Ed è stato così che luoghi come la Novaja Gazeta ? il quotidiano russo di ispirazione liberale, dove dal 1999 la Politkovskaja lavorara e condannava apertamente l'Esercito e il Governo russo per lo scarso rispetto dimostrato dei diritti civili e dello stato di diritto, sia in Russia che in Cecenia ? sono stati presi d'assalto dalle migliaia di persone che hanno omaggiato la giornalista.

?Ai funerali c'era soprattutto tanta gente comune- racconta Lidija Jusupova, dell'Associazione Memorial Caucaso - mi ricordo in particolare una signora anziana con una cartella in cui conservava gelosamente tutti gli articoli di Anna. Mi disse che non avrebbe letto più nessun giornale dal momento che Anna non c'era più e mi spiegò che solo Anna riusciva a farle capire com?è cambiata e cos?è oggi la Russia.?


Le testimonianze
Marina Gridneva, portavoce della Procura di Mosca spiega: ? Il killer è stato filmato dalla telecamera posta all'esterno dell'edificio, sono pochi fotogrammi ed inoltre il cappellino che portava con la visiera non facilita la sua individuazione, ma i nostri migliori esperti ci stanno lavorando. L'ipotesi su cui stiamo indagando è che l'omicidio sia legato all'attività professionale della vittima e Anna Politkovskaya era nota soprattutto per gli articoli sulla Cecenia: è dunque in questa direzione che stiamo lavorando.?

Si tratta molto probabilmente di un omicidio su commissione, pensano in molti, con un mandante che da l'incarico ad un'agenzia per così dire 'specializzata', la quale, a sua volta, si preoccupa di trovare il killer. Omicidi come quello di Anna Politkovskaya, in Russia, ce ne sono a centinaia e le categorie più esposte sono i politici, i banchieri, gli uomini d'affari e i giornalisti.

Sergheij Kovalov, leader del movimento per i diritti civili, ci dice: ?Penso che, prima o poi, il killer di Anna verrà arrestato, ma non i mandanti? .

Vitalij Yaroshevskij, vice direttore di Novaja Gazeta dice: ?Può essere stata la vendetta di qualcuno, erano in tanti ad avere il dente avvelenato contro di lei: dai federali cui Anna ha denunciato non pochi abusi, al clan di Karidov, l'attuale Presidente che si è reso responsabile di non pochi misfatti.?

Qui riportiamo le testimonianze di chi la amava e la conosceva veramente.

?Come si fa ad uccidere qualcuno che è armato solo della sua penna??- si chiede Irina Fadeeva, uno degli ostaggi del teatro Dubrovka di Mosca: il sequestro avvenuto fra il 23 e il 26 ottobre 2002 nel quale vennero sequestrati e tenuti in ostaggio circa 850 civili da parte di un gruppo di 40 militanti armati appartenenti al movimento separatista ceceno che chiedeva il ritiro immediato delle forze russe dalla Cecenia e la fine della seconda guerra cecena. Continua Irina Fadeeva: ?Io una risposta ce l'ho: avevano paura di Anna, o meglio avevano paura della gente che Anna avrebbe ancora potuto aiutare?.

?Ogni riga che scriveva era il frutto di mille peripezie, ma mai una volta che Anna mi abbia detto: 'basta, non ne posso più??-ci dice Lidija Jusupova, dell'Associazione Memorial Caucaso-?Non mollava mai ed era sempre disponibile ad ascoltare i racconti della gente, anche se si trattava di storie quasi sempre terribili che ti lasciavano svuotata?.

Vitalij Yaroshevskij, vice-direttore di Novaja Gazeta ci racconta: ?Eravamo al giornale per la chiusura quando il caporedattore centrale ha risposto in maniera concitata ad una breve telefonata e subito dopo ci ha chiamato tutti in raccolta in sala riunioni. Nessuno pensava che fosse successo qualcosa ad Anna. Non so come abbia reagito la città. Mosca è una metropoli con 13 milioni di abitanti. So però che qui al giornale siamo stati sommersi dai telegrammi, fiori e dagli attestati di solidarietà ed il 10 ottobre ai funerali c'erano migliaia di persone, una folla enorme che, francamente, non ci aspettavamo. Inoltre c'erano le delegazioni ufficiali di dieci paesi stranieri. Gli unici assenti al funerale erano le autorità, che del resto erano rimaste in silenzio dopo l'omicidio, finchè Putin a Dresda (10 ottobre 2006) fece quella dichiarazione sibillina: 'Questa persona aveva un atteggiamento critico nei confronti delle autorità russe ma è giusto che voi sappiate che lei non aveva alcuna influenza sulla politica russa. Era conosciuta solo nell'ambiente dei giornalisti, nelle organizzazioni per i diritti umani ed in occidente, ma ripeto: la sua influenza sulla vita politica del nostro paese era minima' ?.

Il figlio della giornalista ci racconta: ?Non capivo perché ci fosse tutta quella gente davanti casa mia, l'ambulanza, i fotografi, la polizia, era tutto transennato. Gli agenti non volevano farmi passare, poi ho tirato fuori i documenti e si sono fatti da parte.?

Anna e la Cecenia
Dopo il collasso dell'Unione Sovietica in Cecenia nacque un movimento indipendentista che entrò in conflitto con la Russia, non disposta a riconoscere la secessione della Cecenia. D?okhar Dudaev, il presidente nazionalista della repubblica cecena, dichiarò l'indipendenza dalla Russia nel 1991. Nel 1994 seguì una guerra con i Rissi e nel 1997 alla firma di un trattato di pace. Il conflitto tornò a divampare nel 1999, annullando de facto il trattato esistente, dando inizio alla seconda guerra cecena. Le truppe russe invasero la Cecenia, radendo al suolo la capitale Grozny. La maggior parte della Cecenia è attualmente sotto il controllo dei militari federali russi.

Se, come ritiene Anna Politkovskaja, fermare la prima guerra cecena è stato il maggiore successo dei reporter russi negli anni relativamente liberi di Eltsin, la seconda guerra cecena è stata il loro più grande disastro.

La Cecenia è il nodo che collega e ingigantisce tutti i mali che affliggono la Russia e di cui Anna Politkovskaya ha tanto parlato: arbitrio, corruzione, xenofobia, crisi economica, disagio sociale, degrado del sistema giudiziario e dell'esercito. Proprio in Cecenia la Politkovskaja si è recata molto spesso, sostenendo le famiglie delle vittime civili, visitando ospedali e campi profughi, intervistando sia militari russi che civili ceceni, scrivendo per la Novaja Gazeta, oggi uno dei pochi mezzi d'informazione russi che non si è lasciato intimidire e non segue la linea del Cremlino. Nelle sue pubblicazioni, non ha risparmiato critiche violente sull'operato delle forze russe in Cecenia, sui numerosi e documentati abusi commessi sulla popolazione civile e sui silenzi e le presunte connivenze degli ultimi due Primi Ministri ceceni, Ahmad Kadyrov e suo figlio Ramsan, entrambi sostenuti da Mosca.

Anna si è tuffata a fondo nel tentativo di fare chiarezza su quel nodo complesso e per anni ha rischiato la vita senza mai smettere di denunciare la 'guerra sporca' e di parlare ai suoi cittadini, ai potenti, al mondo.

Dalla nascita della guerra la Politkovskaja ha sempre goduto di notevole considerazione negli ambienti ceceni: il suo nome è spesso apparso fra i "negoziatori privilegiati" dalla guerriglia, come per gli avvenimenti del Teatro Dubrovka, dove la giornalista è apparsa fra le personalità impegnate a condurre le trattative durante la crisi. Ma durante quell'assalto al teatro Dubrovka di Mosca da parte di un commando di una cinquantina di terroristi ceceni Anna aveva potuto solo tentare di fare da mediatrice, perché poi l'irruzione delle forze speciali russe aveva vanificato i suoi sforzi.

Irina Faadeva, ostaggio del Teatro Dubrovka, ci racconta: ?Noi ostaggi non sapevamo che era la Politkovskaya a gestire la trattativa, ma ricordo benissimo che ad un certo punto il suo nome è stato bisbigliato ed è passato di bocca in bocca tra le donne del commando terrorista. 'Anna, Anna dicevano, è arrivata Anna'. Si capiva che la rispettavano e che avevano fiducia in lei. Purtroppo non è servito a nulla perché poi c?è stato l'intervento delle forze speciali, con quel blitz sciagurato.?

Durante la tragedia della Dubrovka Irina ha perso il suo unico figlio, ucciso da una pallottola russa e non cecena: ?Nei giorni successivi alla tragedia avevo bisogno di raccontare a tutti quello che era successo a mio figlio, ucciso dalla ragion di stato e non dai terroristi. Così andai a trovare Anna al giornale e lei mi ricevette subito. Le spiegai il mio problema e le dissi che non c'era più tempo perché il lutto stava per terminare, ma lei mi rispose: 'Non preoccuparti, vedrai che ce la faremo'. Il giorno dopo, su Novaja Gazeta, uscì un articolo su mio figlio?.

Le autorità hanno sempre nascosto l'elenco delle vittime rimaste uccise nel Teatro, così la gente per sapere la verità è stata costretta ad informarsi presso ospedali e cimiteri per avere notizie.
Al momento le vittime accertate per la tragedia della Dubrovka sono 174 e l'elenco non è definitivo.

Il ruolo dell'informazione durante la prima guerra cecena era stato determinante per mobilitare l'opinione pubblica e giungere agli accordi che nel 1996 avevano messo fine ad una guerra impopolare. Il Cremlino ha fatto tesoro della lezione e dal 1999, ha efficacemente impedito in tutti i modi l'informazione libera nel Paese e soprattutto la documentazione delle violazioni dei diritti umani nella Repubblica Cecena.

Eppure Anna iniziò ad occuparsi di Cecenia proprio quando farlo diventava ancora più rischioso e con gli anni la sua figura era diventata un punto di riferimento internazionale, non solo come giornalista ma anche come difensore dei diritti umani.

Se qualcosa del conflitto ceceno è trapelato, moltissimo è merito del suo lavoro, della sua professionalità e tenacia, e della sua passione per il suo popolo e per la libertà.

In un articolo del 9 settembre 2004 Anna scrisse: ?Per i russi, ormai, la Cecenia è una cancrena, un vicolo cieco; ma è anche un punto di riferimento nella Russia di Putin. Con la guerra è stato facile tornare al passato e mettere a dura prova la trasformazione del paese in uno stato non sovietico: la proprietà privata è stata accompagnata da un'unica ideologia dominante, dall'affermazione di una leadership personale incontrollata, dal disprezzo dei diritti umani e dall'idea, diffusa con la propaganda, che è necessario subordinare gli interessi individuali a quelli dello stato. [?]La guerra è stata chiamata ufficialmente "operazione antiterrorista nel Caucaso del nord" ? in altre parole, lotta contro il terrorismo ? mentre tutti i ceceni, per volontà del Cremlino, sono stati dichiarati indistintamente banditi e terroristi e obbligati ad addossarsi collettivamente la responsabilità delle azioni criminali di alcuni loro concittadini. Allo stesso tempo, è stato deciso che chiunque si dichiara contrario alla guerra deve essere considerato un "nemico", "complice dei ceceni" e "antipatriottico". I russi hanno subìto un lavaggio del cervello radicale da parte di una speciale sottodivisione dell'amministrazione presidenziale. E il lavaggio del cervello ha funzionato.?

Beslan e l'avvelenamento
Anna Politkovskaya non aveva paura di sporcarsi le mani e, per questo, è stato fatto di tutto per impedirle di occuparsi di un'altra grande tragedia annunciata: quella che si è consumata a Beslan, nel settembre del 2004, nella scuola numero uno del capoluogo dell'Ossezia del Nord, in cui vennero presi in ostaggio centinaia di bambini ed insegnanti e a cui seguì un massacro. I commandi ceceni chiedevano il ritiro delle truppe di Mosca dalla Cecenia ed il rilascio immediato di alcuni guerriglieri, in cambio della vita di quelle persone.

Diversi giornalisti russi volevano recarsi a Beslan per raccontare quel drammatico sequestro. Anna Politkovskaya non arrivò mai lì, perché sarebbe stata in grado di avviare una trattativa e, per questo, venne bloccata in tempo.

Nel settembre del 2004 Anna partì per recarsi a Beslan ma venne improvvisamente colpita da un malore e perse conoscenza. L'aereo sul quale viaggiava fu costretto a tornare indietro per permettere un suo immediato ricovero. Oggi si ha la certezza che sia rimasta vittima di un misterioso avvelenamento da lei stessa attribuito ai servizi segreti russi, perché, in seguito ad analisi cliniche, le furono diagnosticate tracce di veleno.

Il figlio ci confessa: ?Fosse capitato a me, avrei smesso di occuparmi di dossier scottanti. Lei invece no, anzi, quel tentativo di avvelenarla la rafforzò nella convinzione che fosse nel giusto e che i suoi nemici fossero solo dei vigliacchi. Era molto orgogliosa e fiera non tanto del suo lavoro quanto dei risultati che riusciva ad ottenere.?

Ma Anna non si è mai pentita di aver messo da parte il suo ruolo di giornalista per assumerne un altro ? quello di negoziatrice durante l'assedio al teatro di Mosca e di potenziale negoziatrice a Beslan, prima di essere avvelenata. ?Sì, sono andata al di là dei miei doveri di cronista?- spiegò in un'intervista. ?Ma sarebbe del tutto sbagliato sostenere che da un punto di vista giornalistico è stata una brutta mossa. Rinunciando al mio ruolo ho imparato tante cose che non avrei mai capito continuando a essere una semplice cronista?.

Ha parole dure per quello che considera il guanto di velluto dell'occidente nei confronti di Putin e della Russia. ?Il più delle volte dimenticano la parola Cecenia. La ricordano solo quando c'è un attentato. Putin ha cercato di convincere la comunità internazionale che anche lui sta combattendo il terrorismo globale, che anche lui partecipa a questa guerra così di moda. E c'è riuscito: per un periodo è stato il migliore amico di Blair. E' stato spaventoso quando, dopo Beslan, ha cominciato a sostenere che si poteva quasi vedere la mano di Bin Laden. Che cosa c'entra in questa storia bin Laden? E' stato il governo russo a creare e allevare quelle belve."
L'unico modo in cui l'occidente può recuperare la sua autorità morale, sosteneva Anna, è quello di trattare Putin come tratta Aleksandr Lukashenko, il presidente della Bielorussia - non le sanzioni, ma una forma di isolamento più personalizzata. ?Com'è possibile parlare del mostruoso numero di vittime e del terrorismo in Cecenia, e poi stendere un tappeto rosso davanti a Putin, abbracciarlo e dirgli: 'Noi siamo con te, sei il migliore'? Questo non dovrebbe succedere. Capisco che il nostro paese è un grande mercato, che è molto allettante. Me ne rendo perfettamente conto. Ma noi non siamo persone di serie B, siamo gente come voi, e vogliamo vivere?

Con l'omicidio della cronista russa sale a 56 il numero dei giornalisti uccisi quest'anno nel mondo. Le ultime due vittime erano state due reporter tedeschi uccisi in un'imboscata nel nord dell'Afghanistan. Secondo i dati, diffusi dall'organizzazione Reporters sans frontieres, il 2006 si è rivelato più sanguinoso persino dell'anno precedente, quello più tragico per i cronisti di tutto il mondo.

Le parole di Anna dal suo libro 'Proibito Parlare' ?Sono stata picchiata all'inizio della guerra e in occasione di un arresto e in occasione di un tentativo di fare luce sulle circostanze dell'assassinio di un abitante di Grozny. Sono stata picchiata esclusivamente perché facevo il mio lavoro di giornalista, che consiste nel raccogliere informazioni e sempre mi veniva contestata la stessa accusa: 'sei dalla loro parte'. A volte passeggio tra le rovine della capitale cecena, parlo con i suoi abitanti, li guardo negli occhi e penso alle loro storie e mi rendo conto che la mia mente rifiuta di credere, contesta, respinge i loro racconto semplicemente per proteggersi. Vorrei non farmi contaminare, sono realmente qui ma allo stesso tempo è come se fossi in un film.?

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