Mosul, gli alpini italiani e quei banchi di speranza per i bimbi iracheni...
Il mitragliatore a tracolla e un banco tra le mani, il
presente e la speranza di un futuro. Le foto degli alpini circondati da una
folla di bambini mostrano il senso di una missione che troppi in Italia
dimenticano: costruire una prospettiva di pace dopo l'odio del Califfato. I
nostri militari in Iraq sono più di mille, il maggior contingente dopo quello
americano, sparsi tra basi e attività diverse. C'è chi addestra i soldati curdi
e quelli iracheni, chi si occupa di soccorsi dal cielo in prima linea, chi protegge
il restauro della diga di Mosul, principale risorsa energetica per la regione
sunnita. Continuano a lavorare sull'orlo di una guerra che non conosce confini,
con il fronte che si sposta dall'offensiva contro l'Isis alle tensioni armate
tra Kurdistan e governo di Bagdad. Ma la spedizione tricolore ha un grande
vantaggio: viene rispettata e accettata da tutti, sunniti e sciiti, curdi e
iracheni.
Queste immagini - diffuse dal Pentagono - raccontano un'operazione solo in apparenza di routine. Siamo a Babinet, un villaggio non lontano da Mosul che nessuna mappa internazionale riporta. Una zona dove il rischio di incursioni jihadiste è ancora forte, tanto da venire presidiata dai migliori commandos iracheni. Gli alpini della Taurinense sono arrivati con un camion carico di quello che serve per aprire una scuola: banchi, sedie, lavagne, quaderni e pennarelli. Strumenti più potenti delle mitragliatrici per scacciare il messaggio dell'intolleranza. E per i bambini è una festa. Aiutano a trasportare gli arredi della loro classe, giocano con i soldati (che tengono il volto coperto solo per le foto, una procedura di sicurezza per evitare l'identificazione). Sono nati dopo il 2003, dopo che l'invasione statunitense ha gettato il Paese nel caos: non hanno mai conosciuto la pace. Sono cresciuti tra i combattimenti, con la minaccia sempre alle porte di casa. E finora non avevano mai visto una vera scuola, dove imparare a credere in una vita diversa
Queste immagini - diffuse dal Pentagono - raccontano un'operazione solo in apparenza di routine. Siamo a Babinet, un villaggio non lontano da Mosul che nessuna mappa internazionale riporta. Una zona dove il rischio di incursioni jihadiste è ancora forte, tanto da venire presidiata dai migliori commandos iracheni. Gli alpini della Taurinense sono arrivati con un camion carico di quello che serve per aprire una scuola: banchi, sedie, lavagne, quaderni e pennarelli. Strumenti più potenti delle mitragliatrici per scacciare il messaggio dell'intolleranza. E per i bambini è una festa. Aiutano a trasportare gli arredi della loro classe, giocano con i soldati (che tengono il volto coperto solo per le foto, una procedura di sicurezza per evitare l'identificazione). Sono nati dopo il 2003, dopo che l'invasione statunitense ha gettato il Paese nel caos: non hanno mai conosciuto la pace. Sono cresciuti tra i combattimenti, con la minaccia sempre alle porte di casa. E finora non avevano mai visto una vera scuola, dove imparare a credere in una vita diversa
Foto da Defense Video Imagery Distribution System
di GIANLUCA DI FEO
(Repubblica.it)
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