Addio Attianese, ucciso dall'uranio impoverito e dimenticato dallo Stato...




Il militare si era ammalato di tumore durante le sue missioni in Afghanistan: dodici anni di calvario, di ostilità del ministero della Difesa e burocrazia cieca



Come chiamarli? uccisi dallo Stato ipocrita, assente che ha mandato i nostri ragazzi a rischiare in aree contaminate senza dare la minima informazione sui rischi.
E ucciso da coloro che per rendere più distruttive bombe e proiettili le arricchiscono con l'uracio: Antonio Attianese, il militare ammalato di tumore dopo essere stato in missione in Afghanistan, è morto sabato nella sua casa di Sant'Egidio del Monte Albino (Salerno). Lo hanno fatto sapere le associazioni Assoranger e Assomilitari fondate da commilitoni che avevano abbracciato la sua causa, da lui presiedute. Attianese a lungo si era battuto per ottenere un adeguato indennizzo per le vittime dell'uranio impoverito.
Arruolatosi negli Alpini paracadutisti, Attianese aveva partecipato a due missioni in Afghanistan: a Kabul per Isaf dal maggio al settembre 2002; a Khost per Enduring Freedom dal febbraio al maggio 2003. Al rientro, l'inizio di quello che ha definito "un calvario psicofisico e burocratico": gli furono trovate tracce di sangue nell'urina; la diagnosi arrivò con l'ecografia: carcinoma alla vescica. Da allora il militare ha subito ben 35 interventi chirurgici, con l'asportazione della vescica e un trattamento di chemioterapia sperimentale.
"Non ho mai saputo - aveva detto alla Commissione parlamentare l'ex caporal maggiore - della pericolosità dell'uranio impoverito, mai saputo che in quelle zone c'era da difendersi anche da questo nemico invisibile. Quando chiedevamo informazioni ai nostri superiori sui rischi, ci dicevano che erano sciocchezze inventate per andare contro il Governo ed i militari".
Dopo i primi interventi subiti, "senza né una telefonata né alcuna assistenza dalla mia caserma", nel 2005 Attianese ha provato a chiedere almeno il rimborso delle spese sostenute ed alla risposta negativa si rivolge ad un avvocato. A quel punto, raccontò - "sono stato convocato a rapporto da un capitano e da altri ufficiali ed ho subito minacce ed intimidazioni che ho registrato col telefonino: vi consegno il file per poterle valutare". Oltre al danno economico, aveva sottolineato, "quelle parole mi hanno provocato un malessere forse anche peggiore della malattia: mi hanno fatto sentire in colpa per essermi ammalato".
"Nonostante la battaglia condotta nelle sedi legali coinvolgendo la pubblica opinione per chiedere i legittimi riconoscimenti e le indennità dallo Stato - hanno affermato nel dare la notizia del decesso le associazioni Assoranger e Assomilitari da lui presiedute e fondate da commilitoni che avevano abbracciato la sua causa - Antonio non ha ancora ricevuto le risposte dovute. Al momento del decesso è ancora abbandonato dallo Stato e dalle Istituzioni, dalle quali ha ricevuto dodici anni di inspiegabili omissioni e assordanti silenzi".
"I colleghi - ha concluso una nota delle associazioni - annunciano che 'il caso Attianese' non si chiude con il decesso del collega, ma che la battaglia, che è anzitutto di civiltà e umanità, continuera' nutrita dalla partecipazione dei moltissimi militari che, in tutta Italia, hanno risposto all'appello". Attianese lascia la moglie e due figli di 5 e 6 anni. Domani i funerali nel suo paese...

(Globalist)

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