Uccidete i crociati: l'Isis pubblica la nuova rivista Rumiyah, ossia Roma...




I jihadisti lanciano un nuovo magazine. Ancora riferimenti alla Capitale e istruzioni per i lupi solitari

                                          La copertina della rivista dello Stato Islamico



Viene pubblicata in 7 lingue: inglese, tedesco, Pashtun, turco, tedesco e uiguro. Ma non in italiano. Eppure la nuova rivista dello Stato Islamico si chiama "Rumiyah", ossia Roma (letteralmente Rumiyah è il femminile di qualcosa relativo a Roma, come ad esempio "romana") che sembra (ma vedremo) destinata a soppiantare Dabiq, che prende il nome da una storica località siriana.
Quello che è uscito è il numero uno e "Roma" (o romana) si rivolge direttamente ai militanti che vivono distanti dal territorio del Califfato e li invita a colpire, in particolare in Occidente.
Per chi ha letto le rivelazioni di Globalist la rivista è in linea perfetta con i due videorilasciati nei giorni scorsi che sembrano prerannunciare nuove azioni in Europa.
E infatti sulla copertina di "Roma" (come in quella di uno dei due video) c'è la foto di un personaggio-chiave, Abu Mohammed al Adnani, l'ispiratore di molti attentati in territorio occidentale, ucciso pochi giorni orsono ad Aleppo.
I riferimenti alla Città eterna sono due: il primo nell'intestazione, dove si dice: "Combattenti gioite per Allah, durante il nostro jihad noi non ci concederemo alcun riposo se non sotto gli alberi di ulivo di Roma". Una frase detta da Abu Hamza al-Muhajir, il jihadista successore di al-Zarqawi ucciso nel 2010. Ossia capo di quel nucleo dal quale è poi nato l'Isis.
E ancora in un'altra parte del magazine si dice: "Signore permetti a noi di conquistare Costantinopoli e Roma e consideraci i tuoi servitori costanti e riconoscenti".


Per quanto riguarda la rivista nelle prime pagine c’è un omaggio Abu Mansur al Muhajir, terrorista d’origine libanese a lungo residente in Australia e si è poi trasferito in Medio Oriente dove è stato ucciso in un combattimento.
 La rivista ha riletto la sua vita di militante, dai primi legami con al Nusra al passaggio nelle file dello Stato islamico. Un ricordo che si chiude con un’esortazione ai simpatizzanti australiani rimasti all’interno dei loro confini. Devono attaccare — scrive il magazine — nelle strade di Brunswick, Broadmedow, Bankstown e Bondi. «Pugnalateli, sparategli, avvelenateli e travolgeteli con il vostro veicolo», è l’ordine che ricorda uno di quelli lanciati da al Adnani e poi messi tragicamente in pratica in molte nostre città.
In un altro articolo i jihadisti riportano i pareri di esperti e religiosi per giustificare l’uccisione dei non musulmani, testo accompagnato dall’immagine di un fioraio britannico, anche lui indicato come un possibile target. Un bersaglio che si aggiunge ad una lista con il soldato e il non combattente, l’uomo d’affari e l’impiegato, l’anziano e il contadino, il vescovo e il prete.
Per l’Isis, invece, non va sparso il sangue di donne e bambini, secondo gli estremisti è preferibile usarli come schiavi. 
Come detto, anche la rivista sembra dedicata alla definizio del passaggio già previsto da molti esperti di intelligence: esportare sempre più il jihad in occidente. Attraverso i "lupi solitari" e il terrorismo...

(Globalist)


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