Africa, sono molti gli scenari di crisi nel breve termine...






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Il continente africano si appresta ad affrontare mesi certamente interessanti da qui alla fine dell'anno, sia sotto il profilo politico ed economico che ovviamente sociale.
LE TENSIONI IN LIBIA (E LE PREOCCUPAZIONI DELLA TUNISIA)
Il fronte più caldo (e che interessa l'Italia particolarmente da vicino) resta sempre, per il momento,quello libico: l'avanzata delle milizie fedeli al governo Serraj sui miliziani di Daesh a Sirte, roccaforte del califfato libico pronta a capitolare, è certamente l'annuncio che la comunità internazionale attende, in questo momento, con maggiore interesse.
Ma, come ogni cosa, l'ovvio sviluppo della situazione in Libia comporterà in ogni caso delle ripercussioni a breve, medio e lungo termine: è quello su cui ragiona, in queste settimane, il governo della Tunisia, preoccupatissimo che la cacciata degli islamisti da Sirte, in buona parte foreign fighters tunisini di ritorno dal Medio Oriente o alla prima esperienza della loro personalissima e folle jihad.
LA CRISI ECONOMICA DELL'ALGERIA (E DI MOLTI PAESI AFRICANI)
Un altro fronte, sociale ed economico, molto caldo in nord Africa è quello algerino, dove la crisi petrolifera internazionale ha fortemente indebolito le entrate statali e creato inevitabilmente una crisi anche sociale, in un'economia che si sosteneva sostanzialmente sulla vendita di petrolio. Una problematica comune a molti paesi africani, quella della crisi economica: il Sud Africa di Zuma non dovrebbe, a detta degli analisti, subire ripercussioni politiche a breve termine, nonostante l'African National Congress (ANC) - il partito che fu di Mandela e che sostiene l'attuale governo - abbia subito unabatosta elettorale notevole alle ultime elezioni amministrative. Nel 2017 però le cose potrebbero evolversi negativamente per l'ANC e le gravissime accuse di corruzione a carico di molti esponenti politici di rilievo, tra cui proprio Jacob Zuma, saranno una discriminante importante per i destini del Paese africano.
Anche lo Zimbabwe del “dinosauro” Robert Mugabe è a una svolta: le proteste degli oppositori contro il presidente e l'opulenza nella quale l'oligarchia ristagna, la siccità che ha travolto le zone rurali meridionali e centrali del Paese e la crisi economica più grave del continente sono elementi che mostrano anche una forte crisi politica. È interessante osservare come l'aiuto della Cina non sia unicamente di tipo economico, in Zimbabwe circola liberamente lo yuan cinese e gli investitori di Pechino vantano corsie preferenziali nei rapporti con le istituzioni, ma anche sotto altra forma: di recente il governo ha effettuato una serie di dichiarazioni ufficiali prediligendo i servigi dell'agenzia stampa statale di Pechino Xinhua, divenuta voce ufficiale del governo di Harare.
LE ELEZIONI PRESIDENZIALI DEL GABON
Le elezioni presidenziali in Gabon sono un altro importante punto di interesse per i destini dell'africa sudoccidentale: proprio in queste ore l'esercito e le forze di sicurezza stanno invadendo le strade di Libreville pesantemente armati ancor prima che vengano chiusi i seggi elettorali, i cui risultati sono attesi da un trepidante presidente-dittatore Ali Bongo e dal suo sfidante Jean Ping. E poco più a nord, inGuinea Equatoriale, anche Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, l'attuale leader africano più longevo, attende trepidante che il prezzo del petrolio risalga per poter così riprendere a tessere la tela che dovrebbe portare al potere il figlio Teodorin, noto criminale internazionale.
LE LOTTE INTERNE DI BOKO HARAM E GLI ALTRI FRONTI ISLAMISTI
I prossimi mesi saranno tuttavia molto interessanti nel macroscenario dell'Africa occidentale, con l'intera zona attorno al lago Ciad dove Boko Haram litiga al suo interno ma continua a portare a termine attentati quasi settimanalmente. Il fronte jihadista africano, decisamente ampio e che comprendeCamerun, Ciad, Niger, Nigeria, Burkina Faso, Costa d'Avorio e Mali, popolato da numerosissimi gruppi islamisti diversi affiliati ad al-Qaeda o a Daesh che impegnano non poco diverse forze multinazionali dispiegate nei vari paesi dalle Nazioni Unite. Altro fronte islamista africano decisamente importante è quello somalo: da anni al-Shabab non portava un tale numero di attentati a Mogadiscio come negli ultimi mesi e sarà interessante osservare la risposta dei caschi blu delle Nazioni Unite, sin qui più che deludente pericolosamente remissiva.
AFRICA CENTRALE TRA ELEZIONI E CRISI SOCIALI
L'Africa centrale invece non subirà cambiamenti particolarmente rilevanti nel breve termine, ma i diversi mandati presidenziali che vanno esaurendosi, tra cui quello di Paul Kagame in Ruanda, e diversi scenari di crisi come quello burundese, ancora non risolto nel pantano in cui si è trovata l'ONU, che è giusto riuscita a rallentare lo strapotere di Pierre Nkurunziza.
Decisamente interessante sarà invece osservare come l'Etiopia riuscirà a districarsi tra recessione economica, accuse di repressione, siccità e due fronti roventi con Egitto e Eritrea. Addis Abeba, città dove ha sede l'Unione Africana, capitale diplomatica del continente e importante scalo aeroportuale, rischia infatti di trovarsi in guai seri in breve tempo. Lo stesso vale per il Sudan e il Sud Sudan, dove la guerra civile mai sopita continua a far registrare preoccupanti fiammate...
(International Business Times)

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