L'anno record delle emergenze umanitarie...



L'Huffington Post

 
Portavoce per l’Italia del Wfp delle Nazioni Unite

Prima c'è stata l'estate torrida, ora si avvicina l'incubo dell'inverno con le temperature che scendono a precipizio. Per le centinaia di migliaia di persone che in Iraq sono in fuga o hanno trovato un riparo precario, anche il clima può trasformarsi in nemico. La condizione umanitaria di moltissimi, già pessima a causa del persistere del conflitto, rischia di aggravarsi ancora di più. In Iraq, da metà giugno, 1,8 milioni di persone sono sfollate, molte non hanno accesso ai servizi di base con scarsa disponibilità di cibo e acqua. Tante vivono in ripari di fortuna. Senza contare gli oltre 180.000 rifugiati in fuga dal conflitto in Siria e giunti in Iraq. Nel sud del paese si attende un nuovo flusso di sfollati. Si moltiplicano le aree di stoccaggio del cibo. Si cercano nuove "rotte" per instradare gli aiuti che oggi arrivano soprattutto attraverso la Turchia e le province di Dahuk e Erbil nella Regione autonoma del Kurdistan.
Negli ultimi quattro mesi, dal network di basi di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite (Unhrd), gestito dal Programma alimentare mondiale (Wfp), sono partite 3,5 milioni di tonnellate di beni per la risposta all'emergenza in Iraq. Ma ogni sforzo rischia di infrangersi contro le risorse limitate su cui la comunità umanitaria può contare. Lo ricordava giorni fa anche la portavoce per l'Italia dell'Alto commissariato per i rifugiati, Carlotta Sami. Lo ripete da tempo il Wfp, la cui operazione è finanziata sino a dicembre di quest'anno ma che rischia di dover ridurre il proprio intervento se non reperirà decine di milioni di dollari necessari alla propria operazione nei primi quattro mesi del 2015.
Viviamo un periodo di crisi senza precedenti. Nel 2011, le Nazioni Unite hanno introdotto un nuovo sistema di classificazione delle emergenze umanitarie. Il livello 3, detto L3, è il più alto. Ebbene oggi, ci sono 5 crisi classificate come tali: Iraq, Siria, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana e i paesi colpiti dal virus Ebola in Africa Occidentale.È il massimo concentrato di emergenze di questo livello da quando le Nazioni Unite hanno introdotto il nuovo sistema di "misurazione". L'eccezionalità si misura in termini di ampiezza, complessità, urgenza e capacità di risposta a queste crisi. Basti pensare che nella prima metà del 2014 il Wfp ha inviato, per via aerea, 56 volte più cibo e altri beni d'emergenza di quanto ha fatto nello stesso semestre dell'anno precedente. È un quadro di crisi profondissima che deve far riflettere e spingere ad agire i governi ma utile anche a far conoscere ai tanti cittadini che pensano di proteggere la propria (finta) tranquillità al grido di "rimandiamoli tutti a casa". Difficile tornare dove la casa brucia.

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