La paura della moglie di un jihadista....





Ha paura e non vuole parlare con nessuno anche se a mezza voce qualche parola la dice. È la moglie di Ismar Mesinovic, bosniaco che viveva tra Ponte nelle Alpi e Longarone nel bellunese morto ad Aleppo per combattere il regime di Assan e frequentatore di centri islamici tra Belluno, Treviso e Pordenone.
Le scelte di ‘fedè e il percorso da Belluno alla Siria attraverso i balcani di Mesinovic sarebbero tra i punti chiave dell’inchiesta dei Ros e della Procura di Venezia sul proselitismo in Veneto a favore della jihad. Le carte, riservatissime, sono in mano al Pm veneziano Walter Ignazitto e dal Procuratore aggiunto, arrivato nel capoluogo lagunare da pochi giorni, Adelchi d’Ippolito. La moglie di Mesinovic, morto a 38 anni portando con se il figlio di tre, dice – come riferiscono i quotidiani locali – «Ho paura. Se quelle persone hanno avuto un ruolo nella sparizione di mio marito e di mio figlio, potrebbero arrivare a me».
La donna, di origine cubana convertita all’islam, racconta di come dopo aver avuto il bambino la coppia sia andata a Cuba da parenti e l’anno successivo Mesinovic volesse andare in Germania dai suoi per poi passare anche in Bosnia. «Mio marito mi ha detto sarebbe andato da sua madre – racconta – in Germania, per dipingerle la casa, e poi avrebbe proseguito il viaggio fino in Bosnia per andare dai suoi familiari». L’uomo ed il piccolo sono partiti in novembre ma poi non si sono fatti più vivi. Di fatto secondo le indagini le tappe programmate sono state rispettate in compagnia, tra l’altro, di un amico macedone. Poi ogni traccia scompare e il nome di Mesinovic ricompare in gennaio quando emergono delle immagini che lo ritraggono cadavere, assieme ad altri miliziani fondamentalisti, uccisi in Siria. «Credo che il mio bambino – conclude la donna – sia ancora vivo, ogni giorno trovo la forza di andare avanti solo grazie alla speranza di poterlo ritrovare».
(Il Journal)

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