Allarme ebola: il virus mortale continua a mietere vittime nell'Africa occidentale...





Di Stefano Consiglio
L'area di contagio del virus dell'ebola continua ad espandersi: lunedì 28 luglio, infatti, è stato registrato il primo decesso nella città di Lagos, Nigeria. L'epidemia che ha avuto origine il 22 marzo scorso in Guinea, si è successivamente espansa in Sierra Leone, Liberia e Nigeria.

Secondo gli ultimi dati forniti dalla World Health Organization (WHO) 672 persone sono morte a causa di questo virus; un numero che a detta di Bart Janssens, direttore delle operazioni per Medici senza frontiere, è destinato a salire. Il numero di persone contagiate, invece, è arrivato a quota mille e duecento, in cui devono essere inclusi anche due medici americani che hanno contratto la malattia mentre fornivano assistenza sanitaria in Liberia.
Il virus dell'Ebola venne scoperto nel 1976 nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), quando un'epidemia si diffuse in un villaggio costruito sulle rive del fiume Ebola. Contemporaneamente il virus colpì anche un remoto villaggio del Sudan. L'epidemia che si sta diffondendo in questo momento attraverso l'Africa occidentale è la più grave mai registrata dal 1976.
Secondo i dati forniti dalla WHO i pipistrelli della frutta (nome scientifico Pteropodidae) sarebbero i portatori del virus, contagiato sia all'uomo che ad altri animali tramite contatto. Il fatto che questi animali siano dei volatili e che siano considerati una prelibatezza dalla cucina locale, facilita la diffusione dell'ebola. La malattia si contrae entrando in contatto con gli organi, il sangue o altri liquidi organici appartenenti ad animali infetti. In Africa occidentale la malattia si è diffusa tramite il contatto dell'uomo con pipistrelli, gorilla, scimpanzé, antilopi e porcospini trovati morti o malati nella foresta pluviale o in aree limitrofe. Una volta che una persona entra in contatto con un animale infetto, il virus può essere trasmesso ad altri esseri umani tramite contatto con i fluidi corporei (sangue, urina, saliva ecc.) oppure, anche se in maniera minore, per via epidermica o tramite le membrane mucose. Il contagio, inoltre, è possibile anche se una persona sana entra in contatto con un ambiente che è stato contaminato dal virus dell'ebola, ad esempio toccando coperte sporche di fluidi infetti. Ciò rende estremamente importante, per gli operatori sanitari, l'utilizzo di guanti, mascherine ed altre protezioni indispensabili per evitare di contrarre il virus.
I sintomi della malattia cominciano a mostrarsi dopo un periodo di incubazione che va da 2 a 21 giorni. Improvvisamente la persona affetta da ebola inizia a manifestare febbre alta (superiore a 38,8°), dolori muscolari, cefalea, debolezza, faringite, vertigini e nausea. Questi primi sintomi sono seguiti da vomito, diarrea, rash maculopapulare o porpora, tachicardia, insufficienza epatica e renale, emorragia interna e/o esterna. La maggiore pericolosità di questo virus è il tasso di mortalità estremamente elevato, che può raggiungere per determinati ceppi un valore pari al 90%. Nessun vaccino, inoltre, è attualmente stato sviluppato per prevenire il contagio né è stata scoperta una cura. Le persone affette da ebola, infatti, vengono principalmente reidratate per combattere la disidratazione e vengono forniti medicinali per contrastare gli altri danni causati all'organismo, in altre parole cure sintomatiche che sono efficaci a patto che vengano somministrate immediatamente. Un ulteriore problema è rappresentato dal fatto che i sintomi iniziali dell'ebola sono gli stessi del tifo e della malaria, entrambe ampiamente diffuse in Africa occidentale. Il virus dell'ebola può essere riconosciuto solamente attraverso test di laboratorio, a cui molte persone che abitano fuori dalle città non si sottopongono ricorrendo frequentemente a guaritori locali che utilizzano, invece, cure omeopatiche a base di aglio o miele. 
Gli Stati africani colpiti dall'epidemia stanno reagendo nell'unico modo possibile: chiudendo le frontiere che li separano dai paesi limitrofi, onde evitare la diffusione della malattia. Le autorità della Liberia hanno disposto la chiusura della maggior parte delle frontiere, imponendo contestualmente la quarantena sui villaggi colpiti dall'epidemia. Da ieri anche la Nigeria ha deciso di sigillare i confini che la separano dagli altri Stati dell'Africa occidentale, in particolare dalla Sierra Leone, in cui si trovano il maggior numero di persone infette.

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