I ‘meninos de rua’, l’altra faccia del Brasile che non si può raccontare...





-R.C.- I ‘meninos de ruai bambini di strada in Brasile sono oltre sette milioni, ma ve ne sono almeno altri potenziali 30 milioni, i minori che vivono in famiglie con un reddito mensile inferiore ai 7° dollari.
Un’esistenza fatta di violenza impunita, ogni giorno quattro bambini vengono assassinati e i loro carnefici non sono neppure perseguiti in un Paese  dove vige la più assoluta mancanza di regole.
Bambini nel mirino dei poliziotti, dei gruppi di sterminio finanziati da commercianti e imprenditori con mire espansionistiche all’interno delle favelas, dei giustizieri che hanno il controllo del traffico di droga e dello sfruttamento della prostituzione minorile.
Bambini e bambine schiavizzati e reclusi in postriboli, oppure costretti a lavorare in condizioni disumane nelle miniere d’oro.
Una realtà paragonabile alla punta di un iceberg: i bambini di strada sotterranei sono molto più numerosi di quelli che si vedono, ma non infastidiscono una società civile colpevolmente indifferente.
Nel Nord Est del Brasile, la zona più povera del paese sudamericano, è assolutamente regola che bimbe di nove, dieci anni, siano prelevate dalle famiglie con la promessa di un lavoro come cameriera, per ritrovarsi poi in qualche sordido lupanare ad alimentare il mercato della prostituzione minorile, prede di orchi senza scrupoli in arrivo dall’Europa, dagli Usa o dal Giappone.
Rio, la capitale, guida la tragica classifica dei massacri, con 350 omicidi in sei mesi, poi San Paolo, Fortaleza, Brasilia. Ragazzini accoltellati o freddati a revolverate per le strade che cominciano ad essere invase dai turisti che assisteranno, ignari oppure no,  ai mondiali di calcio.
Il Brasile sta volando in termini di aumento del Pil e benessere economico, inversamente proporzionale la condizione sociale del ceto medio basso dei suoi abitanti.
Fino a pochi anni fa gli abitanti delle favelas metropolitane erano il 30% della popolazione totale del Brasile, oggi raggiungono il 70%. Ghetti dove vivono decine di migliaia di persone ai limiti della sopravvivenza, con la disoccupazione al 50% e l’analfabetismo al 90, inurbamento dove il crimine è pane quotidiano.
E i meninos de rua vivono in strada, per sopravvivere, per lavorare, dove lavorare non significa altro che furto, spaccio, prostituzione, rapine. Piccoli delinquenti senza possibilità di scelta e che, ammesso che ci arrivino, diverranno adulti criminali. Per questo, la società civile li teme, li combatte, li sopprime: null’altro che un problema da risolvere, non importa come,  ci pensano gli squadroni della morte.
Lo scenario è infernale, una ragazzina di quindici anni violentata brutalmente da un poliziotto che l’aveva arrestata, un’altra dilaniata dai cani aizzati  dalla polizia all’interno di una chiesa, dove la piccola aveva cercato riparo dopo aver rubato un orologio. Un’altra ancora che mostra i seni devastati dall’Aids per sfuggire allo stupro.
Ragazzini che vivono tutti insieme, nel terrore di essere massacrati dalla temutissima Rota, i reparti speciali della polizia brasiliana, che ogni anno fa strage dei minori senza diritti.
Meninos de rua che sniffano colla o smalto per sfuggire all’orrore della realtà che sono costretti a vivere, ragazzine che non si accorgono neppure di essere violentate, prima le addormentano con il gas, meno grane.
Bambine di poco più di dieci anni costrette a masturbare poliziotti quarantenni, quindicenni incinte al settimo mese che perdono il figlio dopo essere state prese a stivalate nella pancia mentre dormono sul marciapiede sotto un cartone, colpi di frusta distribuiti alla cieca sui corpi addormentati.
E le bambine che rimangono incinte rifuggono l’aborto, nessun menino de rua ha mai abortito spontaneamente, è una regola non scritta, un codice di comportamento: un figlio significa rompere la solitudine e la mancanza di affetto.
E’ l’affetto la costante tra tanta violenza, la voglia di tenerezza, perché comunque rimangono bambini, come raccontano i volontari che tentano di occuparsi di loro “Dovreste vedere i loro occhi quando ascoltano per l'ennesima volta la loro fiaba preferita: il brutto anatroccolo. In fondo è così che si sentono: ma sperano ancora di poter diventare uno splendido cigno".  “
(Articolo Tre)

Commenti

Unknown ha detto…
Un po' di serietà nel giornalismo ci vuole...la situazione sociale in Brasile è ancora una grossa sfida senza dubbio ma questo articolo fa paura ed è senza fondamento. Come mai 70 % della popolazione brasiliana vive oggi nelle "favelas" ... disoccupazione al 50% e l'analfabetismo al 90%... questi numeri non sono realtà neanche nei paesi più poveri d'America! Mi scusi ma faccia una ricerca più seria poi informe la sua gente con più intelligenza!!
francortemuzzi ha detto…
C'è una certa INCONGRUENZA tra l'immagine che mostra L'AUTORE di questo articolo mentre spalleggia una telecamera professionale e... IL FATTO che INVECE di mostrarci delle immagini che dimostrino, una tantum, che i bambini vengono portati via di peso e trasformati in carne da macello per i porci di tutto il mondo... lui cosa fa?
SCRIVE UN ARTICOLO DI SOLE PAROLE.
Le parole non contano più un claxon! La rete è piena di mistificatori, di INFLUENCERS, di persone che ogni giorno si inventano tutto e il contrario di tutto!...
UN VIDEO... FACCIA UN VIDEO! FILMI LE COSE ...invece di raccontarle a parole!
Do ragione a chi mi ha preceduto nei commenti, quando la invita a RICONTROLLARE i suoi dati!... hanno un non so che di... "voglia di spararle grosse".
Personalmente credo che in questi mondiali di calcio, accadrà qualcosa... durante o dopo, non lo so... ma c'è tensione politica e sociale... e per questa ragione bisognerebbe fare articoli che DIMOSTRINO la realtà e non invece che la DIPINGANO.
I pittori si sa... possono dare pennellate a piacimento.
Visto che lavora con gli obiettivi... cerchi di esserlo a sua volta.
Unknown ha detto…
You're right, I am Brazilian and pretty sure that the picture above is not from Brazil. We have serious social problems, but the numbers presented in the report (slums, unemployment and illiteracy) are totally wrong and far above the real numbers! The reporter is very misinformed, I think he should get better informed before making any report on any country. Thanks.

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