Crisi Ucraina, militari russi armati dall'Europa...





I tedeschi addestrano le truppe. I francesi forniscono le navi. Gli italiani i blindati. Gli affari dei Paesi della Nato con Mosca.


Forniscono ai militari russi armamenti di ultima generazione. E contirbuiscono ad addestrare le truppe di Mosca.
Il produttore di armi tedesco Rheinmetall Ag, l'Iveco del gruppo Fiat e il gruppo francese Dcns avrebbero così giocato un ruolo chiave nel successo dell'operazione intrapresa da Vladimir Putin in Crimea.
LA CONTRADDIZIONE IN SENO ALLA NATO. Una tendenza che riapre la questione della contraddizione di fondo che sta alla base dei rapporti tra la Nato e la Russia.
Mentre il primo aprile l'Alleanza Atlantica annunciava lo stop alla cooperazione militare e civile con Mosca, infatti, per i Paesi membri pare non essere altrettanto facile rinunciare ai contratti milionari siglati in passato.
Tutto normale per Viktor Litovkin, direttore della redazione dell'informazione militare dell'agenzia Itar-Tass, che raggiunto da Lettera43.it ha commentato: «Politica e affari viaggiano su binari paralleli».

L'accordo tra Rheinmetall e Oboronservice vale 100 milioni di euro


Rheinmetall è sbarcata sul mercato russo nel 2011, firmando con la controllata del ministero della Difesa russo, Oboronservice, un contratto per la costruzione di un centro di addestramento al combattimento a Mulino, nella regione di Nizhnij Novgorod.
Un affare, secondo il giornale Neue Osnabrücker Zeitung, da 100 milioni di euro.
ADDESTRAMENTO PER 30 MILA. La struttura, in grado di preparare 30 mila militari russi all'anno con l'uso di simulazioni a raggio laser, non è ancora ultimata e, dopo l'annessione della Crimea, il governo tedesco ha congelato il contratto fino a data da destinarsi. Tuttavia, secondo una fonte nel Senato americano citatata da The Daily Beast, i tedeschi avrebbero portato avanti le attività di addestramento già dal 2011.
Quanto alla fornitura di armamenti di ultima generazione destinata a esercito e forze speciali del Gru, Litovkin l'ha definita «una cosa ridicola», dicendosi sicuro che tutti gli equipaggiamenti usati in Crimea siano prodotti in Russia.
LITOVKIN: «POLITICA E AFFARI SONO SEPARATI». Alla fonte del Senato americano, che ha espresso l'auspicio che gli alleati della Nato sospendano tutte le relazioni militari con la Russia fino alla fine della crisi in Ucraina e del ritiro delle forze russe dalla Crimea, Litovkin ha risposto: «La politica e gli affari viaggiano su due binari paralleli. Abbiamo già visto sospensioni temporanee della cooperazione tra la Russia e la Nato sia nel 1999, a seguito della crisi nei Balcani, sia nel 2008, a causa della guerra russo-georgiana, ma i rapporti hanno sempre ripreso piede dopo un breve periodo perché conviene a tutti». 

Anche l'Italia fa affari con Mosca: 1.775 Iveco Lince entro il 2016

Rheinmetall non è però l'unica azienda ad aver firmato contratti di fornitura con Mosca. I blindati russi Lince dislocati per le strade della Crimea, per esempio, sono il frutto dell'accordo firmato dall'italiana Iveco con Obornservice, lo stesso partner di Rheinmetall.
IL CONTRATTO RESTA VALIDO. Nel 2011 era previsto l'assemblaggio di 1.775 Lince entro il 2016 in uno stabilimento a Voronezh per un valore complessivo di 1,5 miliardi di dollari. Dopo lo scandalo corruzione scoppiato nell'ottobre del 2012, che ha coinvolto proprio Oboronservice e portato al defenestramento dell'allora ministro degli Esteri Anatolij Serdjukov, l'assemblaggio dei Lince è stato spostato nello stabilimento della Kamaz, nel Tatarstan. Nel gennaio 2013 il generale Vladimir Chirkin ha annunciato lo stop alla fornitura di altri Lince, sulla scia della decisione del commando dell'esercito russo di optare per i blindati fatti in casa, ma - per evitare penali - il vecchio contratto è rimasto in essere.
LA FRANCIA FORNISCE LE NAVI DA SBARCO. Poi c'è la Francia. Dopo l'annessione della Crimea, Parigi ha ventilato l'annullamento del contratto siglato da Dcns per la fornitura alla Russia di due navi da sbarco Mistral. Ma la decisione alla fine è stata rimandata ad autunno, perché in caso di violazione dell'accordo la Russia avrebbe preteso una penale di circa 1,2 miliardi di euro.
Anche la Gran Bretagna si trova fra i due fuochi. Se da una parte il ministro degli Esteri William Hague ha annunciato il 18 marzo, qualche giorno dopo il referendum in Crimea, la sospensione della cooperazione militare con la Russia, dall'altra, per quanto riguarda i contratti per le forniture degli armamenti a Mosca, il Foreign Office ha parlato solo di un «esame» e di una «valutazione». 
Mercoledì, 23 Aprile 2014
(Lettera 43)

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