ERA UNA MADRE, ORA È UN CECCHINO: LA STORIA DI GUEVARA...


Immobile, il dito sospeso sul grilletto, fissava attraverso l’obiettivo del suo fucile. La vista incorniciata dai bordi della fessura scavata nel muro del suo nascondiglio, in uno dei fronti più pericolosi di Aleppo, Guevara osserva il nemico – soldati governativi – mentre si muove dall’altra parte della strada. “Mi piace combattere. Quando uno dei miei amici della brigata viene ucciso, sento che devo prendere un’arma ed avere vendetta”, dice.

Indossa dei pantaloni color caki, un maglione grigio, un hijab e una giacca mimetica. Guevara, 36 anni, pulisce e carica la sua pistola, seduta in un edificio mezzo distrutto, a qualche metro dalle forze governative. Nonostante la guerra, è impeccabile – sopracciglia curate, blush e un po’ di eyeliner. Stivaletti ed un braccialetto d’oro, segni della sua femminilità.

Una donna che combatte, nella società conservative siriana, è rara; spesso combattere non è considerato un corretto comportamento per una donna.



Ma Guevara ha il rispetto dei suoi compagni – un gruppo composto da una trentina di uomini e ragazzi, alcuni dell’età di 16 anni. “Non è facile essere un cecchino,” spiega “devi essere veloce, devi fare attenzione e devi essere furba per far si che non siano loro a spararti. E devi essere paziente. A volte aspetto delle ore.”

Attraverso la fessura del suo nascondiglio, vede i soldati del regime a meno di 700 metri di distanza, tra i civili che si muovono rapidamente e continuano le loro vite nonostante la guerra. “I civili tornano a casa nel tardo pomeriggio. Quando le strade sono libere, si presenta l’occasione per sparare ai soldati. Penso di averne uccisi alcuni. Non puoi mai essere sicuro al 100%, ma li ho colpiti almeno 4 o 5 volte.”

Il suo tono mentre parla di uccidere le truppe governative è dogmatico, quasi ardente. “Ti fa sentire bene. Ogni volte che ne colpisco uno, urlo “si!”



Una tragedia personale motiva Guevara, in passato insegnante di inglese. Mesi fa, i suoi bambini, un maschio di 7 anni e una femmina di 10, sono stati uccisi da un attacco aereo che rase al suolo la loro casa. “Il mio bambino era terrorizzato dalle bombe e mi chiedeva cosa stesse succedendo. Gli dicevo “figlio mio, ti prometto che difenderò il tuo futuro”. Non dimenticherò il sangue dei miei bambini e giuro che li vendicherò.”

Siriana, di origine palestinese, Guevara imparò ad usare una pistola e come comportarsi in guerra in un campo di addestramento in Libano, gestito da una fazione militante di Hamas.

In Siria, dovette combattere a lungo per la sua causa. “Quando era una studentessa, nell’università di Aleppo – anni prima che la rivoluzione cominciasse – creammo un giornale d’opposizione segreto, un partito politico per palestinesi e, in segreto, ci incontravamo per discutere su come rovesciare il regime." Presero parte nelle proteste che iniziarono nel 2011, comprarono una video camera e filmarono la repressione delle forze di sicurezza del regime.

Lasciò il suo primo marito perchè non era abbastanza ‘rivoluzionario’.  E, quando il suo secondo marito, comandante della brigata di cui fa parte, si rifiutò di farla partecipare agli scontri, lo minacciò di lasciarlo. “Gli dissi: ho la forza per tenere in mano una pistola, perché non posso combattere?” Piegandosi al volere di ferro della moglie, la addestrò nell’arte di essere un cecchino.

Di notte, ammette, si sveglia piangendo, traumatizzata dalle perdite personali e dagli orrori di cui è stata testimone. “Ho visto più di 100 cadaveri negli ultimi mesi. Cosi tante persone sono state uccise nei bombardamenti e negli attacchi aerei. E ho avuto perdite di persone molto vicine. Una volta, una bomba esplose nei paraggi, ferendo le persone con cui ero in macchina. Pensai ‘oh mio Dio, la morte è vicina’”.

Ruth SHerlock - Syria: the former English teacher turned Aleppo's female sniper

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